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Lo champagne francese ha adottato le gabbiette ferma tappo italiane

A guardarle così, non si pensa certo che per costruirle servano ingegneri specializzati e macchinari hi-tech, invece le gabbie ferma tappo, quell’intreccio di filo metallico che si trova in cima alle bottiglie di spumante o di champagne, richiedono progettazione e l’uso di tecnologie avanzate. “Basti pensare che in ricerca ogni anno noi investiamo il 5% del nostro fatturato”, spiega Piero Getto, amministratore delegato della Icas di San Bernardo d’Ivrea, piccolo centro in provincia di Torino. La sua società è nata nel 1956, oggi ha 84 dipendenti e produce in dodici mesi un miliardo e 100 milioni di pezzi, il 70% dei quali vanno sul mercato estero. È lui che dà qualche dato: “Nel nostro paese vengono venduti all’anno circa 500 milioni di muselet, altro nome per definire la gabbietta: noi serviamo l’80% del mercato nazionale”.Lo champagne francese ha adottato le gabbiette ferma tappo italiane

La Icas è insomma un’azienda quasi monopolista, con pochi concorrenti nel Paese e allo stesso tempo uno dei produttori più affermati a livello mondiale. “Oltre all’Italia, il nostro principale cliente è la Francia” racconta l’amministratore delegato del gruppo, nominato di recente presidente di Confindustria nel Canavese, Piemonte. Proprio nella terra dello champagne c’è la maggiore richiesta di gabbie made in Italy, che finiscono in bottiglie famose come quelle del Dom Perignon. Ed è proprio allo champagne che è legata la nascita del filo metallico che trattiene il tappo dei vini con le bollicine.

Ma non di sola Francia vivono i produttori di muselet italiani. Gabbie e cappellotti prodotti a casa nostra vengono spediti anche oltreoceano: in America latina, Nuova Zelanda, Australia, Stati Uniti, Asia e Africa. Ma quanto vale il mercato italiano della gabbietta? “Si tratta di un settore di nicchia – racconta l’ad di Icas – noi stimiamo che il giro d’affari sia di circa 27 milioni di euro”. Difficile dare numeri precisi, perché non ci sono studi di settore aggiornati. Unico dato certo è che mille pezzi in media costano dal 20 ai 70 euro. Dipende soprattutto dalla litografia del cappellotto. E poi dalla tipologia di gabbiette. Ce ne sono davvero di vario tipo. Ci sono quelle prodotte con filo in acciaio dolce galvanizzato, laccato nero, rosso, blu, marrone, verde-oliva, oro e trasparente, con o senza cappellotto. Ci sono le gabbiette per spumante, per birra o per sidro. Ci sono quelle con due fili, i cintura libera, e con un filo solo, a cintura fissa. Solo la crisi non ha fatto differenze e si è fatta sentire, colpendo persino lo champagne. “Con il calo delle vendite dei vini con bollicine anche noi abbiamo registrato una flessione intorno al 20% – racconta Getto – Ma il mercato ora è in ripresa, con una crescita del 15%”. A risentire della recessione sono stati soprattutto i produttori più piccoli. Alla Uni Eb di Piasco in provincia di Cuneo che produce 110 milioni di pezzi all’anno e ne esporta la metà hanno dovuto affrontare a fatica soprattutto la contrazione del mercato francese. “La Francia rappresenta il nostro principale cliente estero e qui le vendite sono calate del 30%”, spiega l’amministratore delegato Manuel Podetti.

Non sono tante le aziende che operano nel settore delle gabbie ferma tappo, sì e no una ventina, quasi tutte di piccola dimensione. Molte sono nate da poco, alcune hanno chiuso tra il 2009 e il 2010. La Enotek di Civate in provincia di Lecco, produce 12 milioni di gabbiette all’anno e il 50% le esporta all’estero. Si tratta di un’azienda che arriva dal settore dei filtri per l’abbattimento delle polveri sottili degli impianti industriali. “Insomma ci occupiamo di lavorazione del fil di ferro da 40 anni, ma solo da due siamo sul mercato delle gabbiette per bottiglia – racconta l’amministratore delegato Luigi Montanelli – Si tratta di un settore difficile, spesso le cantine storcono il naso quando vedono un nuovo produttore. Però è una sfida che vogliamo tentare di vincere”. La difficoltà maggiore sta nell’avere macchinari all’avanguardia. “Noi siamo cresciuti in maniera esponenziale grazie a macchinari sempre più avanzati tecnologicamente – confessa Getto – Grazie a innovazioni meccaniche applicate all’elettronica riusciamo a produrre 250 gabbiette al minuto con un’alta precisione del prodotto. Inoltre i controlli sono puntuali e rigorosi. I singoli passaggi della fabbricazione sono sottoposti a metodi di analisi certificati”.

Fonte: Stefania Aoi, La Repubblica

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